\paperw8895 \margr0\margl0 \plain \fs20 \f1 \fs24 Dopo la \b \cf4 \ATXht22311 riunificazione tedesca\b0 \cf0 \ATXht0 , il dibattito sullÆallargamento dellÆEuropa comunitaria indu
sse i paesi pi∙ europeisti a chiedere con maggiore urgenza lÆadeguamento della æcostituzioneÆ europea alle funzioni e agli obiettivi dellÆUnione. Se lÆEuropa comunitaria era destinata ad allargarsi occorreva affrontare e risolvere anzitutto il problema d
ei suoi meccanismi decisionali. ╚ questa la ragione per cui si decise che i negoziati sullÆallargamento sarebbero cominciati soltanto sei mesi dopo la fine della Conferenza intergovernativa convocata a Torino, nella primavera del 1995\i , \i0 per aggiorn
are tra lÆaltro la æcostituzioneÆ europea.\par
Ma un ostacolo, sorto improvvisamente sulla strada dellÆEuropa allÆinizio degli anni novanta, fu la disintegrazione della Iugoslavia. In una prima fase la Comunitα intervenne per restaurare lo \i status quo
. \i0 Occorreva salvare, per quanto possibile, lo Stato iugoslavo e soprattutto evitare che qualche repubblica approfittasse di quella difficile fase di passaggio per rimettere in discussione le frontiere originali della Federazione. La Comunitα adott≥ a
tal fine due politiche diverse: in un primo tempo - con un piano proposto dal suo mediatore, lord Carrington - cerc≥ di favorire una soluzione æsofficeÆ, sperando di convincere le repubbliche a mantenere in vita alcune strutture comuni; in un secondo te
mpo riconobbe la Slovenia, la Croazia e successivamente la Bosnia nella speranza di tagliare il vecchio tessuto federale lungo le æcucitureÆ repubblicane e evitare cos∞ lo strappo della guerra civile. Le due politiche rispondevano a uno stesso fine: il r
ispetto dei confini. Il 29 luglio del 1991 - poche settimane dopo la proclamazione dellÆindipendenza croata e slovena - i dodici ministri degli Esteri della Comunitα ôdichiararono [...] i confini interni [...] inviolabili quanto i confini internazionaliö
. Che i maggiori responsabili dellÆordine europeo cercassero di tenere chiuso il vaso di Pandora delle rivendicazioni territoriali, era perfettamente comprensibile. Ma nella realtα iugoslava questo obiettivo si scontr≥ con un altro principio - il diritto
dei popoli allÆautodeterminazione - che le potenze europee avevano proclamato nellÆAtto di Helsinki del 1975 e nella Carta di Parigi del 1990. Era impossibile perseguire il primo senza trascurare il secondo; era impossibile ammettere il secondo senza vi
olare il primo. Fu questa la contraddizione di cui lÆEuropa divenne prigioniera nellÆestate del 1991. FinchΘ voleva conservare lÆunitα della Federazione, lÆEuropa era obiettivamente alleata di Belgrado, dei Serbi e di tutti coloro che traevano vantaggio
o soddisfazione dallÆunitα dello Stato; quando modific≥ la propria linea politica e decise di tutelare per quanto possibile lÆintegritα territoriale delle repubbliche costitutive, divenne obiettivamente alleata di coloro - prima i Croati, poi i Bosniaci
- che volevano separarsi da Belgrado senza perdere i territori prevalentemente abitati da popolazioni serbe.\par
La posizione dellÆEuropa fu resa ancora pi∙ difficile dallÆatteggiamento degli Stati Uniti. Allo scoppio della crisi George Bush, allora pre
sidente, disse esplicitamente che il problema era europeo e lasci≥ chiaramente intendere che il suo paese non si sarebbe lasciato coinvolgere. Ma il suo successore, Bill Clinton, decise di dare retta a quei settori dellÆopinione pubblica che chiedevano a
gli Stati Uniti maggiori iniziative e intraprese, da allora, una politica alquanto diversa da quella che gli Europei stavano perseguendo sul terreno. Aiut≥ i Croati e i Bosniaci musulmani, favor∞ la creazione di una federazione antiserba, disapprov≥ e re
spinse i piani di pace del mediatore europeo, raccomand≥ azioni di rappresaglia dallÆaria contro le forze serbe. Mentre gli Europei, sul terreno, cercavano laboriosamente di conciliare lÆintangibilitα delle frontiere e lÆautodeterminazione dei popoli, gl
i Americani videro nella crisi iugoslava lÆoccasione per valorizzare il ruolo della NATO vale a dire dellÆalleanza che garantisce agli Stati Uniti la \i leadership \i0 politico-militare del continente europeo. Per due anni, fra il 1993 e il 1995, lÆEurop
a e lÆAmerica seguirono nella vecchia Iugoslavia politiche diverse, potenzialmente conflittuali: sino al giorno in cui la dissennata offensiva serba contro Srebrenica offr∞ allÆAmerica lÆoccasione per una grande offensiva militare dallÆaria. Nelle settim
ane seguenti gli Americani strapparono agli Europei la direzione politica della crisi e imposero ai Serbi gli accordi Dayton.\par
Fu questa, per grandi linee, lÆevoluzione della situazione iugoslava. Lo scacco dellÆEuropa non fu dovuto soltanto alla man
canza di una politica estera comune e di uno strumento militare unitario. Fu dovuto anche e soprattutto alla decisione degli Stati Uniti di perseguire obiettivi diversi e alle continue interferenze della politica americana in quella europea. LÆopinione p
ubblica vide nelle vicende di quei mesi lÆimpotenza dellÆEuropa. Ma non prest≥ sufficiente attenzione al fatto che lÆimpotenza era il risultato di un problema irrisolto: i rapporti politico-militari fra lÆEuropa e gli Stati Uniti.\par
Per comprendere la
natura di quei rapporti conviene tornare a unÆaltra brutta pagina di storia europea: il fallimento del progetto per la creazione di una Comunitα Europea di Difesa. Il trattato cadde al Parlamento francese, nellÆagosto del 1954, quando comunisti e gollis
ti si coalizzarono per impedirne la ratifica. Fu quello il momento in cui gli \b \cf4 \ATXht2111 europeisti\b0 \cf0 \ATXht0 decisero di abbandonare per il momento i loro ambiziosi progetti politico-militari e di puntare sullÆintegrazione economica. Pi∙
tardi, in molte occasioni, riesumarono dai loro archivi gli statuti dellÆUEO (\b \cf4 \ATXht21311 Unione dellÆEuropa Occidentale\b0 \cf0 \ATXht0 ) e cercarono di farne lÆorganizzazione militare di una politica estera europea. Ma ogni tentativo si scontr≥
con il ricordo dellÆesperimento fallito e soprattutto con lÆinconfessata ostilitα degli Stati Uniti per qualsiasi progetto destinato a promuovere lÆautonomia militare dellÆEuropa. ╚ questa una delle ragioni per cui la PESC (Politica Estera e di Sicurezz
a Comune) fu sempre un esercizio retorico, una clausola di stile oppure, nella migliore delle ipotesi, un auspicio inserito - a futura memoria - nei documenti che gli Europei sottoscrissero durante gli anni seguenti. Per la politica estera e militare del
lÆEuropa fu adottata di fatto una massima simile e opposta a quella che Gambetta raccomand≥ ai suoi connazionali dopo \b \cf4 \ATXht14241 la sconfitta del 1870\b0 \cf0 \ATXht0 : fu deciso che occorreva parlarne sempre e non farla mai.\par
Giustificato n
egli \b \cf4 \ATXht15291 anni della guerra fredda\b0 \cf0 \ATXht0 , quando la minaccia sovietica sconsigliava una crisi euro-americana, questo atteggiamento divenne meno comprensibile negli anni in cui la scomparsa dellÆURSS avrebbe dovuto suggerire un d
iverso equilibrio nei rapporti fra lÆEuropa e gli Stati Uniti. Ma la crisi iugoslava dimostr≥ che lÆEuropa non aveva nΘ i mezzi nΘ la voglia di affrontare lÆAmerica su questo terreno. Poco importa che la dimostrazione avesse avuto luogo nella peggiore de
lle condizioni possibili e che gli Europei, in molte circostanze, avessero dato prova di grande pazienza, tenacia, immaginazione diplomatica. Le apparenze dettero ragione allÆAmerica e torto allÆEuropa.
